Ipertrofia prostatica benigna: terapie e conseguenze per la sessualita’
Ipertrofia prostatica benigna: terapie e conseguenze per la sessualita’
Il commento del Prof. Carlo Trombetta (Università di Trieste)
Le cure contro l’ipertrofia prostatica benigna possono avere conseguenze negative sulla sessualità dei pazienti. Come possono essere gestite dallo specialista urologo? Lo abbiamo chiesto al Prof. Carlo Trombetta, (Direttore della Clinica Urologica dell’Università di Trieste).
“Nel corso degli anni abbiamo ricevuto, da parte di molti uomini, richieste di interrompere terapie efficaci contro l’ipertrofia prostatica benigna – afferma Trombetta -. Alcuni trattamenti possono effettivamente avere degli effetti collaterali sull’erezione e l’eiaculazione retrograda. Quest’ultima può essere causata dall’utilizzo dei farmaci alfa-litici la cui sospensione è però fortemente sconsigliata. Le conseguenze sessuali sono una cosa da dover far accettare al paziente perché è più importante contrastare la malattia ed arrivare ad un completo svuotamento della vescica. E’ preferibile perciò avviare un adeguato counseling e avvisare, fin da subito, il malato circa la controindicazione. Per esempio nella nostra clinica urologica di Trieste, da diversi anni, siamo aiutati da un’equipe di psico-sessuologici”. “Per quanto riguarda il discorso della terapia medica è possibile utilizzare farmaci ottenuti da estratti a base di Serenoa repens soprattutto nei pazienti giovani – prosegue l’esperto -. Possiamo iniziare la terapia con questo tipo di farmaco ed arrivare poi, eventualmente, a sostituirlo solo in previsione di un trattamento chirurgico o radiologico. Così facendo abbiamo potuto notare come i casi di deficit d’erezione si siano drasticamente ridotti determinando un beneficio per il paziente. Infine è possibile un utilizzo combinato del tadalafil insieme a farmaci a base di Serenoa repens. La terapia contro la disfunzione erettile agisce anche contro l’ipertrofia prostatica benigna. Si tratta quindi di una combinazione che può aiutare a gestire le situazioni nelle quali i sintomi della patologia urologica si associano a quelli della malattia andrologica”.
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