Consumo frequente di cibi ultra-processati accelera l’invecchiamento

4 giugno 2025 – Una dieta ricca in cibi ultra-processati accelera l’invecchiamento biologico, anche in chi segue un regime alimentare bilanciato. Lo conferma un recente studio, pubblicato sulla rivista scientifica The American Journal of Clinical Nutrition e condotto dall’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Neuromed di Pozzilli (IS), in collaborazione con l’Università Lum di Casamassima (BA). “L’analisi ha evidenziato che le persone che riportavano un maggiore consumo di alimenti ultra-processati presentavano, in media, un’età biologica superiore rispetto alla loro età cronologica, indicando una possibile accelerazione dell’invecchiamento dovuta proprio ad un consumo più elevato di questi alimenti”, spiega Simona Esposito, prima autrice dello studio e vincitrice del Premio “Gianni Barba” per la migliore ricerca scientifica nel campo della nutrizione umana realizzata da un socio della Sinu under 35. “L’aspetto più rilevante dello studio sta nel fatto che il rapporto tra consumo di alimenti ultra-processati e invecchiamento è risultato indipendente dalla qualità della dieta – continua-. Anche le persone che seguivano regimi alimentari considerati equilibrati dal punto di vista strettamente nutrizionale, ricchi di frutta, verdura e fibre, ma che includevano una quota significativa di cibi ultra-processati, mostravano segni di invecchiamento biologico più rapido”. La ricerca, condotta su 25mila adulti del Molise nell’ambito del progetto Moli-sani, ha evidenziato tra gli alimenti ultra-processati (Upf) associati ad un’accelerazione dell’età biologica: snack salati, dolci confezionati o bibite gassate, ma anche prodotti insospettabili come pane di cassetta confezionato, alcuni tipi di cereali da colazione, zuppe pronte, piatti pronti surgelati e yogurt aromatizzati. Alimenti, molto diffusi nella dieta moderna, che possono alterare la struttura del cibo, ridurre nutrienti essenziali e favorire infiammazione cronica e squilibri del microbiota intestinale. Un ulteriore elemento di preoccupazione per i ricercatori riguarda il packaging: molti alimenti ultra-processati vengono infatti venduti in contenitori di plastica o materiali multistrato, che possono rilasciare contaminanti chimici potenzialmente dannosi per l’organismo, come ftalati o bisfenoli. “Questi risultati rappresentano un ulteriore richiamo a considerare l’alimentazione non solo come fonte di energia e nutrienti, ma come un potente strumento capace di influenzare la longevità e la qualità della vecchiaia e della vita”, conclude Esposito.
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