Chirurgia, CIC: “Spesa più bassa di media Ue ma si può spendere meglio”

28, novembre 2023 – Rispetto agli altri Paesi europei, l’Italia spende “meno di come dovrebbe”. Ma “spendendo meglio”, con modelli organizzativi adeguati, “sfruttando la rete dei centri”, tenendo presente, “in ogni caso clinico, il rapporto costo-beneficio, si potrebbero ottenere migliori risultati per il paziente a costi minori”. Così Maurizio Brausi, presidente del Collegio italiano dei chirurghi (CIC) a margine di un convegno. “La spesa sanitaria in chirurgia – spiega – con 2.609 euro pro capite all’anno, è ben più bassa dei 3.269 euro della media europea. Anche il rapporto rispetto al Pil è dell’8,6% contro il 10,9% della media Ue”. Con questi valori, “l’Italia è al 13esimo posto nella graduatoria dei Paesi Ue per spesa pro capite: sotto a Repubblica Ceca e Malta, e molto distante dalla Francia che spende 3.807 euro, e della Germania che spende 4.831 euro pro capite all’anno. E le previsioni per il 2024-26 non sono molto rosee. Da studi Gimbe emerge che ci sarà un definanziamento del -1,3% nel 2024”. Una delle situazioni più critiche “è il numero i medici e infermieri”. Non solo “il numero dei chirurghi va riducendosi – osserva Brausi – anche la formazione dei nostri chirurghi non è congrua. Deve essere modernizzata. In questo Forum si è richiesto alla sanità di indire dei fellowship, dopo la specialità, cioè dei periodi di perfezionamento di 2 anni dopo la specialità che ogni chirurgo potrebbe fare nell’area d’interesse”. Un altro punto critico riguarda i contenziosi medico-legali: “Le denunce da parte dei pazienti che subiscono l’atto chirurgico sono le più alte d’Europa – rimarca il presidente Cic – Nel 90% dei casi finiscono in un nulla di fatto, ma hanno implicazioni importantissime sia dal punto di vista economico che psicologico sul professionista che si trova coinvolto in queste situazioni”. Funzionano come “un deterrente per chi vuole intraprendere la specialità chirurgica”.
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