Altems: ogni euro investito nella sperimentazione clinica ne genera 3

5 giugno 2025 – “Ogni euro investito in sperimentazioni cliniche in Italia genera un ritorno economico di circa 3 euro per il Servizio sanitario nazionale”. Lo ha dichiarato Eugenio Di Brino, ricercatore Altems e co-fondatore di Altems Advisory (Università Cattolica del Sacro Cuore), commentando i risultati di uno studio condotto su sperimentazioni realizzate nel Paese, in occasione dell’Health Innovation Show 2025 – Visione, Innovazione e Sostenibilità: Investire nella Ricerca Clinica, oggi a Roma. “Parlare di valore – spiega Di Brino – significa considerare molte dimensioni: non solo quella economica, ma anche quella organizzativa, sociale e soprattutto legata agli outcome percepiti dal paziente”. Il ricercatore ha sottolineato l’importanza di un approccio integrato alla Health Technology Assessment (Hta), capace di valutare non solo farmaci e dispositivi ma anche processi e sperimentazioni. “Qualche anno fa, abbiamo condotto uno studio su una serie di sperimentazioni cliniche strutturate in Italia, misurando il valore generato in termini di ritorno sull’investimento delle risorse impiegate. Su un investimento di 200 milioni di euro, il ritorno economico misurato è stato di 370 milioni: un ritorno di circa 1 a 3. In altre parole, ogni euro investito nelle sperimentazioni cliniche produce un beneficio triplo in termini di risparmi per il Servizio Sanitario Nazionale e vantaggi concreti per i pazienti”. Da considerare, anche il cosiddetto ritorno sociale dell’investimento. “Un recente studio del 2025 ha misurato il valore generato dall’inserimento dei Patient Reported Outcomes (Pro) nelle sperimentazioni cliniche – prosegue-. In alcune patologie, includere la prospettiva del paziente nella valutazione degli outcome ha mostrato un ritorno sociale da 1 a 5 euro per ogni euro investito. Proprio per questo, è essenziale creare sinergie con le associazioni di pazienti”. In sostanza, per Di Brino serve una connessione forte tra tecnologia e organizzazione “se vogliamo davvero parlare di valore nell’intero processo dalla ricerca fino alla disponibilità per il paziente – continua- altrimenti rischiamo di non sfruttare appieno il valore che nasce già nelle fasi di ricerca”. Un esempio concreto è legato ai test genetici: “non basta avere il farmaco, serve garantire l’accesso gratuito al test che identifica il paziente giusto. Prendiamo, ad esempio, alcune molecole diagnostiche target – conclude- circa dieci anni fa, alcune di queste sono state rimborsate e rese disponibili ai cittadini. Ciò che però mancava era la gratuità dei test genetici, come quelli per Brca o Sma, un gap che la recente legge di bilancio sta colmando”.
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