Anno III – Numero 30 – Ottobre 2023  
Comitato scientifico editoriale: Vincenzo Mirone, Giuseppe Procopio, Corrado Franzese
Editore: Intermedia – Direttore Responsabile: Mauro Boldrini – intermedia@intermedianews.it

Benessere Urologico è una newsletter a cadenza mensile sui temi della salute urologica, maschile e femminile. Uno strumento utile per essere sempre informati sugli ultimi aggiornamenti, in ambito clinico e scientifico.

NEWS

LA GESTIONE DEL PAZIENTE CON CISTITE RICORRENTE
Commento della Prof. Elisabetta Costantini (Urologia di Terni)


Si parla di cistite cronica quando vengono riscontrati almeno 3 episodi l’anno, o 2 negli ultimi 6 mesi. Secondo i dati epidemiologici, circa il 20-30% delle donne ha sofferto di cistite almeno una volta nella vita. Nei casi in cui il disturbo diventi ricorrente è bene consultare un Urologo, come la Prof.ssa Elisabetta Costantini (Professore associato all’Università di Perugia e Direttore della Struttura Complessa di Urologia di Terni) che ci ha esposto il suo punto di vista medico:

“Le infezioni urinarie ricorrenti sono un problema davvero importante sia per gli uomini che per le donne – spiega Costantini. – Il compito principale degli urologi è ottenere una diagnosi corretta identificando le situazioni che sono a rischio di infezione, e che quindi devono essere escluse in prima battuta. Alcuni pazienti non hanno reali patologie urologiche, quindi la fisiopatologia del problema rimane sconosciuta. In questi pazienti l’unico sistema approcciabile è l’analisi soggettiva a 360 gradi. E’ fondamentale agire in primis andando a correggere abitudini, dieta e alimentazione sulla base dei disturbi. L’analisi delle modificazioni presenti nelle zone interessate è il primo passo per studiare il microbioma intervenendo in maniera indiretta sul problema.” “Ci sono vari metodi per prevenire o alleviare le infezioni causate dalle cistiti, il primo dei quali è l’idratazione. E’ poi indubbiamente utile l’utilizzo di probiotici come il D-mannosio e l’acido ialuronico – quindi fattori sia favorenti che protettivi – che aiutano l’eliminazione di batteri dal nostro apparato urinario”.

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DISFUNZIONE ERETTILE: PROBLEMA ANCHE GIOVANILE, SOTTO ACCUSA STILI DI VITA E ORMONI
E’ quanto sostiene la Società Italiana di Andrologia (SIA)

Stress, comportamenti poco sani, “aiutini” ormonali. Fattori che minacciano la salute sessuale dei giovani maschi, sempre più spesso a rischio “flop” tra le lenzuola. La disfunzione erettile colpisce prevalentemente gli over 40 anche se negli ultimi anni, a causa di stili di vita più stressanti, diete poco bilanciate e altre abitudini poco salutari, stiamo riscontrando un progressivo abbassamento dell’età di esordio. Anche il maggior utilizzo di ormoni come il testosterone, assunto soprattutto dai più giovani per favorire l’accrescimento della massa muscolare, aumenta le possibilità di incorrere nella problematica”. E’ quanto sostiene Alessandro Palmieri, presidente della Società Italiana di Andrologia (Sia), in occasione di un recente workshop. “Per disfunzione erettile – spiega Palmieri – si intende l’incapacità a iniziare e portare a termine un rapporto sessuale che sia soddisfacente per il paziente. Si stima ne soffrano 3 milioni di italiani, ma è possibile ipotizzare che il numero degli uomini interessati dal problema sia più alto, non avendo a disposizione dati aggiornati sula patologia. E’ importante non sottovalutare il ruolo della prevenzione dei fattori di rischio e l’importanza degli stili di vita per contrastare l’insorgenza del problema”. “La corretta gestione della disfunzione erettile – sottolinea l’esperto – non può prescindere da una conoscenza approfondita delle cause del disturbo, che può rappresentare il sintomo di altre condizioni patologiche sottostanti, anche gravi, come diabete, problematiche neurologiche e cardiovascolari, alterazioni ormonali. In ambito oncologico, particolare attenzione va riservata a chi subisce operazioni per il trattamento di neoplasie della pelvi, che può andare incontro a disfunzione erettile”. Tra i principali campanelli d’allarme correlati gli esperti citano l’infarto, ma anche disturbi alla vista come la retinopatia, o mal di testa persistenti che implicano una vasodilatazione: tutti segnali che indicano un’alterazione corporea della funzione erettile e del tessuto endoteliale dell’organismo, sui quali è importante agire tempestivamente, anche per scongiurare altre condizioni patologiche gravi.

 

L’UROLOGO, IN ITALIA 50MILA UOMINI VIVONO CON CANCRO ALLA PROSTATA
Il prof. Mirone: “Fondamentale è potenziare la prevenzione”



Circa un uomo su otto in Italia ha probabilità di ammalarsi di tumore della prostata nel corso della sua vita. Al momento ci sono quasi 50 mila uomini che vivono con il cancro alla prostata, con una mortalità di circa 7mila pazienti ogni anno.

E’ quanto ha affermato da Vincenzo Mirone, professore ordinario di Urologia all’Università Federico II di Napoli e presidente della Fondazione Pro Ets, intervenendo nei giorni scorsi alla XII Commissione Affari sociali della Camera nella Comunicazione ‘Piano europeo di lotta contro il cancro’ della commissione al Parlamento europeo e al Consiglio. Fondamentale, avverte, è potenziare la prevenzione. La prevenzione e la familiarità sono fondamentali per combattere questo tipo di carcinoma ma in Italia, ha detto Mirone, “ci sono solo due fondazioni per la prevenzione del tumore alla prostata e una è Pro Ets. Abbiamo un’unità mobile e siamo andati in circa 500 piazze, abbiamo visitato decine di migliaia di uomini gratuitamente. Ho scoperto tanti carcinomi alla prostata in questo modo. Secondo le statistiche, infatti, più del 30% dei tumori vengono scoperti in modo incidentale”. Altro aspetto fondamentale da tenere in conto è la mammella, perché carcinoma alla prostata e alla mammella si incrociano geneticamente. “Se hai una nonna con un cancro alla mammella, aumenta il rischio anche di avere un nipote con un cancro alla prostata. Quindi basterebbe unire le forze per la prevenzione del cancro alla prostata con la prevenzione del cancro alla mammella per poter fare una vera prevenzione di ordine primario”, ha spiegato. In Europa, il cancro alla prostata è risultato il tipo di tumore più diffuso tra gli uomini e la terza causa di morte per cancro per gli stessi, dopo i tumori del polmone e colon-retto. Nell’ambito del Piano europeo di lotta contro il cancro, ha aggiunto, “il Consiglio dell’Ue ha suggerito agli Stati membri di estendere lo screening della popolazione al carcinoma prostatico sulla base dell’analisi dell’antigene prostatico specifico e tomografia computerizzata a risonanza magnetica nucleare (MRI) come follow-up, e assicurare ai pazienti risultati positivi ai test di poter accedere a procedure diagnostiche e terapie complementari tempestive”.


 

SALUTE: SOLO 4 ITALIANI SU 10 FANNO CONTROLLI REGOLARI
Le donne si confermano più attente degli uomini


Cresce, seppur di poco, l’attenzione degli italiani per la propria salute: il 41% dice di monitorarla regolarmente attraverso visite ed esami, in crescita rispetto al 33% nel 2022. Le donne si confermano più attente degli uomini, ma soltanto il 47% ha svolto una visita ginecologica nell’ultimo anno. Tra chi non fa controlli, uno su cinque (20%) indica i tempi di attesa troppo lunghi tra le motivazioni. È quanto emerge dall’ultima rilevazione dell’Osservatorio Sanità di UniSalute, svolta in collaborazione con l’istituto di ricerca Nomisma. L’indagine, che periodicamente sonda l’attitudine alla prevenzione degli abitanti del Bel Paese, ha riscontrato un aumento del numero di persone che fanno controlli regolari, sintomo forse di una maggior serenità nel frequentare le strutture sanitarie dopo gli anni di pandemia. Restano però ancora una minoranza gli italiani che svolgono visite ed esami di prevenzione. Secondo la ricerca – si legge in una nota – appena il 41% degli intervistati dichiara di monitorare la propria salute attraverso controlli regolari. Un dato comunque incoraggiante rispetto al 2022, quando a farlo era solo il 33% del campione. A questo dato corrisponde inoltre un calo di chi dice di curarsi solo quando inizia a soffrire di un disturbo o di una malattia – in discesa dal 48% al 45% – e anche di chi dice di non fare nulla di particolare per tutelare la propria salute (5%, contro il 9% l’anno scorso). Andando ad analizzare meglio i dati, però, si riscontrano variazioni significative a livello geografico: se al Nord fa controlli regolari circa il 40% della popolazione, e al Centro addirittura il 45%, al Sud e nelle Isole la percentuale crolla al 31%. Così come si notano differenze tra il campione maschile e quello femminile: dice di fare controlli regolari il 42% delle donne, contro appena il 33% degli uomini. Nonostante ciò, la ricerca evidenzia anche come meno della metà delle italiane si sia sottoposta a una visita ginecologica nell’ultimo anno (47%), con una su quattro (25%) che addirittura non ha mai effettuato la visita o non la svolge da molti anni.




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