Anno III – Numero 23 – Marzo 2023  
Comitato scientifico editoriale: Vincenzo Mirone, Giuseppe Procopio, Corrado Franzese
Editore: Intermedia – Direttore Responsabile: Mauro Boldrini – intermedia@intermedianews.it

Benessere Urologico è una newsletter a cadenza mensile sui temi della salute urologica, maschile e femminile. Uno strumento utile per essere sempre informati sugli ultimi aggiornamenti, in ambito clinico e scientifico.

NEWS

COME PRESERVARE LA SESSUALITÀ NEI PAZIENTI CON DISTURBI URINARI
Intervista a Ferdinando Fusco (professore dell’Università “Vanvitelli”)


Uno dei principali motivi di insoddisfazione nei pazienti, con ipertrofia prostatica benigna, non è tanto la mancata efficacia dei farmaci (o delle terapie invasive) ma piuttosto gli effetti collaterali dei trattamenti sulla sfera sessuale.
“I pazienti oscillano tra due diverse tendenze – afferma il prof. Ferdinando Fusco, docente di Urologia dell’Università “Vanvitelli” e Direttore di Urologia dell’Ospedale “Sant’Anna e San Sebastiano” di Caserta -. Alcuni temono un eccessivo impatto delle terapie sull’erezione o sul desiderio sessuale. Altri invece sono completamente ignari che potrebbe esserci una qualsiasi conseguenza su questo aspetto delicato del benessere psico-fisico. Per noi specialisti è quindi fondamentale riuscire a fornire un adeguato counseling a tutti i malati ai quali va ricordato un concetto importante. Al di là degli ovvi benefici, tutte le cure possono comportare anche degli effetti negativi. Per questo la scelta di un farmaco, di un trattamento fisico-riabilitativo o di un intervento chirurgico va svolta anche tenendo conto della priorità che il paziente dà alle specifiche funzioni sessuali”.
“L’ipertrofia prostatica benigna impatta sulla qualità di vita maschile ma non è una patologia oncologica – aggiunge Fusco -. Quindi non può essere letale e risulta più difficile, e meno giustificato, per un paziente tollerare un impatto negativo sulla sfera sessuale”.

Guarda l’intervento di Ferdinando Fusco

 

UNVEILING PROSTATIC INFLAMMATION TO OPTIMIZE LUTS MANAGEMENT

Il 12 marzo il simposio si terrà presso il meeting EAU di Milano


Il prossimo 12 marzo terrà il simposio “Unveiling Prostatic Inflammation To Optimize LUTS Management”. L’evento scientifico si svolge all’interno meeting dell’European Association of Urology (EAU), la più importante Società Scientifica di urologia del Vecchio Continente. Il congresso internazionale sarà ospitato nel capoluogo lombardo dal 10 al 13 marzo presso il Milano Convention centre (MiCo).

Obiettivo del simposio sarà indagare sul ruolo dell’infiammazione prostatica nello sviluppo dei LUTS (Lower Urinary Tract Symtoms) nei pazienti con ipertrofia prostatica benigna. Ampio spazio verrà  anche dedicato al tema del trattamento (medico e/o chirurgico) di questi disturbi urinari. I LUTS, infatti, si manifestano frequentemente e possono causare seri problemi al paziente e, soprattutto, impattano in maniera significativa sulla qualità di vita.

I tre relatori del simposio saranno: il prof. Mauro Gacci (Docente di Chirurgia urologica mininvasiva, robotica e dei trapianti renali, AOU “Careggi” di Firenze), il prof. Cosimo De Nunzio (Docente di Urologia e Dirigente Medico presso il reparto di Urologia dell’AOU “Sant’Andrea” di Roma) e il prof. Stavros Gravas (Docente di Urologia presso l’Università della Tessaglia in Grecia). Dopo i tre interventi seguirà il dibattito tra i partecipanti. L’evento sarà ospitato alla Pink Area Coral 7 dalle 12.45 alle 13.45.

Scarica il programma dell’evento

 

TUMORE PROSTATA: CON DIETA RICCA DI VEGETALI -53% DI RISCHIO DI RICOMPARSA DI MALATTIA

Presentato all’ASCO GU 2023 di San Francisco uno studio condotto su oltre 2.000 persone


L’alimentazione può avere un ruolo importante anche nel tumore della prostata. Una paziente che segue una dieta ricca di vegetali presenta un rischio inferiore del 52% di progressione del cancro e un rischio minore del 53% di recidiva della neoplasia. E’ quanto emerge da uno studio statunitense, svolto su oltre 2.000 persone, e che viene presentato all’American Society of Clinical Oncology Genitourinary Cancers Symposium (ASCO GU). Il più importante meeting internazionale sulle neoplasie genito-urinarie si è tenuto a San Francisco dal 16 al 19 febbraio.
“Lo studio dei colleghi d’Oltreoceano apre nuove possibili prospettive sulle raccomandazioni dietetiche dei malati – sottolinea il dott. Sergio Bracarda, Presidente Nazionale della Società Italiana di Uro-Oncologia (SIUrO) -. In totale sono più di 564mila gli uomini che in Italia vivono dopo una diagnosi di tumore della prostata e il loro numero è in costante crescita. E’ dunque una patologia molto diffusa e fermarne il rischio di progressione deve essere una nostra priorità. Servono però ulteriori indagini per verificare in modo più approfondito quale sia la dieta migliore che deve contemplare un equilibrio tra i vari macronutrienti. Per esempio chi sta affrontando una terapia ormonale rischia di andare incontro ad una forte perdita della massa muscolare. Ha quindi bisogno di un’alimentazione proteica e non solo ricca di vegetali. Più in generale gli stili di vita alimentari sono fondamentali sia prima che dopo una diagnosi di neoplasia genito-urinaria. Diversi studi hanno già evidenziato il ruolo, nell’insorgenza del tumore prostatico, di una dieta particolarmente ricca di grassi saturi e di un eccessivo consumo di carne rossa e latticini. Lo stesso vale nel carcinoma renale dove i troppi grassi d’origine animale possono essere una concausa della patologia. Non sono ancora emerse evidenze scientifiche nette per i tumori testicolari e vescicali. Il nostro consiglio per tutti, pazienti e non, è quello di seguire una dieta il più possibile varia ed equilibrata, con eventuali raccomandazioni specifiche. Al tempo stesso bisogna prestare grande attenzione al controllo del peso corporeo altro fattore di rischio strettamente collegato all’alimentazione”.
All’ASCO GU di San Francisco sono state presentate le ultime evidenze scientifiche d’ambito uro-oncologico prodotte dalla ricerca medico-scientifica internazionale. “Ci sono novità importanti sul carcinoma a cellule renali avanzato così come su quelli uroteliale e prostatico – prosegue il dott. Bracarda -. Abbiamo inoltre aggiornamenti di precedenti studi sul tumore della prostata resistente alla castrazione. Si stanno poi affacciando anche nuovi biomarcatori prognostici nonché l’utilizzo dell’intelligenza artificiale multimodale. Innovazione, tecnologia e un costante miglioramento della pratica clinica quotidiana hanno permesso di arrivare a risultati importanti. I trattamenti sono più efficaci e in grado di aumentare le aspettative di vita anche per le forme più gravi ed avanzate di tumore. Infatti gli ultimi dati sottolineano che in Italia abbiamo ottenuto una sopravvivenza a cinque anni dell’oltre l’80% per le quattro principali neoplasie urologiche: prostata, vescica, rene e testicolo. Da qui l’esigenza di affrontare anche altri aspetti come, per esempio, l’alimentazione oppure la conservazione delle capacità sessuali e riproduttive di un paziente”.

 

“IL PENE DELL’UOMO SI È ALLUNGATO DI TRE CENTIMETRI IN 30 ANNI”

Il commento degli andrologi SIA ad un recente studio americano


“Negli ultimi 30 anni il pene dell’uomo è cresciuto in lunghezza, quando eretto, del 24%, quindi di circa 3 centimetri”. E’ quanto sostengono gli esperti della Società Italiana di Andrologia (SIA) commentano un recente studio della Stanford University, pubblicato sul ‘The World Journal of Men’s Health’.
“L’aumento delle dimensioni dei genitali maschili potrebbe essere un altro indicatore dell’impatto di fattori ambientali, come l’esposizione a inquinanti, o dell’aumento di stili di vita poco sani – afferma il prof. Alessandro Palmieri, presidente SIA e professore di Urologia all’Università Federico II di Napoli -. Questi potrebbero infatti alterare il funzionamento del sistema endocrino, modificando in modo anche strutturale l’apparato riproduttivo maschile. Lo studio, quindi, suggerisce l’importanza di approfondire e valutare le ripercussioni dei fattori ambientali sulla salute sessuale e riproduttiva maschile”. Il lavoro dei ricercatori della Stanford University americana – riferisce la Sia – è una meta-analisi di studi precedenti, tutti focalizzati sulla lunghezza del pene. Gli scienziati hanno analizzato i dati di 75 ricerche condotte tra il 1942 e il 2021, che hanno coinvolto un totale di 55.761 uomini. In ogni studio, preso in esame, sono stati raccolti i dati relativi alla lunghezza del pene in diversi stati: flaccido, allungato ed eretto. I ricercatori hanno osservato che “in tutto il periodo di studio le dimensioni sono aumentate”. Con un distinguo: “A essere aumentata è la lunghezza del pene quando è eretto”. Se, infatti, la lunghezza media del pene ‘a riposo’ è rimasta sostanzialmente invariata, cioè poco più di 8,5 centimetri, ed è rimasta stabile anche per l’organo allungato, ossia mediamente 13 centimetri, i peni completamente eretti si sarebbero allungati, passando da una media di 12 centimetri a una di 15,24 centimetri. “Lo studio – puntualizza Palmieri – non ci dà alcuna indicazione circa le possibili ripercussioni di questo allungamento sulla salute del sistema riproduttivo maschile e serviranno ulteriori indagini e approfondimenti. Tuttavia, al di là dei risultati della ricerca, il tema delle dimensioni del pene è ancora oggi molto dibattuto e una costante fonte di ansia e preoccupazione per gli uomini, addirittura considerato invalidante”.



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