Anno III – Numero 22 – Febbraio 2023  
Comitato scientifico editoriale: Vincenzo Mirone, Giuseppe Procopio, Corrado Franzese
Editore: Intermedia – Direttore Responsabile: Mauro Boldrini – intermedia@intermedianews.it

Benessere Urologico è una newsletter a cadenza mensile sui temi della salute urologica, maschile e femminile. Uno strumento utile per essere sempre informati sugli ultimi aggiornamenti, in ambito clinico e scientifico.

NEWS

IL RUOLO DELLA CHIRURGIA MINI-INVASIVA NELL’IPERTROFIA PROSTATICA BENIGNA
Intervista a Silvia Secco (urologa dell’Ospedale Niguarda di Milano)


L’ipertrofia prostatica benigna è una malattia dovuta all’aumento del volume della prostata. Si tratta di una condizione estremamente diffusa nel sesso maschile, a prescindere dall’età.

“Fino a poco tempo fa noi specialisti avevamo a disposizione, nella nostra pratica clinica quotidiana, due tipologie di terapie: quella farmacologica o quella chirurgica – sottolinea la dott.ssa Silvia Secco, Urologa dell’Ospedale Niguarda di Milano -. Gli interventi erano però molto invasivi per il paziente e spesso si ricorreva alla resezione endoscopica della ghiandola. Negli ultimi 15 anni si sono diffusi una serie di interventi mini-invasivi che stanno prendendo sempre più piede. Tra questi ricordiamo le famose “mollettine” che vengono posizionate nella prostata con lo scopo di “pinzare” il tessuto per ripristinare il canale urinario. Ci sono poi altri dispositivi che possiamo posizionare, attraverso un intervento chirurgico, e che vanno successivamente rimossi. Per migliorare le funzioni della prostata si utilizzano a volte anche dei getti d’acqua oppure del vapore acqueo”.

“Solitamente il paziente vuole ottenere con gli interventi mini-invasivi una preservazione della funzionalità sessuale – prosegue Silvia Secco -. Quasi tutte queste operazioni chirurgiche infatti garantiscono un mantenimento dell’eiaculazione. Il malato poi non vuole trattenersi troppo a lungo in ospedale e tornare a casa dopo poche ore. Sono poi interventi che possono essere proposti a tutti, anche a quegli uomini che assumono farmaci anticoagulanti o antiagreganti”.

 Guarda l’intervento di Silvia Secco

 
UROLOGIA: ECCO I PRINCIPALI CONGRESSI NAZIONALI E INTERNAZIONALI DEL 2023
Torna in Italia il meeting annuale dell’European Association of Urology
Il 2023 sarà un anno ricco di importanti appuntamenti scientifici in ambito urologico.

• Il primo evento rilevante è l’ASCO Genitourinary Cancer Symposium che si terrà a San Francisco dal 16 al 18 febbraio. L’evento dal titolo “Today’s Science, Tomorrow’s Treatment” vedrà, come di consueto, la partecipazione dei più importanti specialisti mondiali di uro-oncologia

• Per quanto riguarda invece il “Vecchio Continente” come abbiamo già ricordato Milano ospiterà, il 38° Congresso Annuale dell’European Association of Urology (EAU). Per tre giorni, dal 10 al 13 marzo, la città lombarda tornerà ad essere la “Capitale Europea” dell’urologiaTumori, infezioni alle vie urinarie, i trapianti renali, l’incontinenza notturna sono solo alcuni dei temi al centro del dibattito tra gli esperti. Sono previste anche sessioni di chirurgia dal vivo

• Dall’11 al 13 maggio Roma ospiterà il Congresso Nazionale degli urologi ospedalieri dell’AURO. Si tratta del 30° evento annuale della Società Scientifica presieduta da Roberto Sanseverino

• I 20 anni della UrOP si festeggeranno a Giardini Naxos (dal 25 al 27 maggio) con il 17° Congresso Nazionale degli Urologi Ospedalità Gestione Privata

• Sempre nella Capitale è stato organizzato il 47° Congresso Nazionale della Società Italiana di Urodinamica (SIUD). Presidenti dell’evento, che durerà dal 15 al 17 giugno, saranno Cosimo De Nunzio e Enrico Finazzi Agrò

• Il Congresso Nazionale della Società Italiana Urologia Territoriale (SIUT) invece si terrà a Napoli dal 21 al 23 settembre

• Poche settimane dopo sarà la volta della Società Italiana di Urologia Oncologica (SIUrO) che ha scelto Parma come sede del suo XXXII Congresso Nazionale (dal 5 al 7 ottobre). Presidente dell’evento, oltre che della Società Scientifica multidisciplinare, è Sergio Bracarda

• Infine dal 7 al 9 ottobre, al Roma Convention Center La Nuvola vi svolgerà il 96° Congresso SIU (Società Italiana di Urologia)
 
IL NEFROLOGO: “CON CALDO E SICCITÀ RISCHIO PANDEMIA MALATTIE RENALI”
E’ quanto ha affermato da Loreto Gesualdo, Past President della Fondazione italiana del rene


“I cambiamenti climatici potrebbero in futuro causare una pandemia di malattie renali”. E’ quanto ha affermato, nei giorni scorsi a margine di una conferenza stampa, dal prof. Loreto Gesualdo (ordinario di nefrologia all’Università Aldo Moro di Bari e Past President della Fondazione italiana del rene).“Se le ondate di caldo diventeranno davvero più frequenti e intense e se l’acqua scarseggerà – ha spiegato il professore – è possibile che aumenteranno i casi di insufficienza renale acuta e, di conseguenza, anche di insufficienza renale cronica”. Che situazioni di caldo estremo siano collegate a una peggiore salute renale è evidente già in alcune categorie professionali.

“Ad esempio nei lavoratori degli altiforni, esposti a temperature altissime e che sono notoriamente più predisposti a sviluppare un danno renale – ha sottolineato Gesualdo -. Il problema è la disidratazione, più frequente quando fa molto caldo. Per questo consigliamo di bere almeno 1,5 litri d’acqua al giorno, in modo che il rene possa svolgere le sue funzioni depuratorie. Se non depuriamo, non eliminiamo le sostanze tossiche e danneggiamo il nostro organismo”. I cambiamenti climatici, oltre a causare un aumento delle ondate di calore, può anche avere un impatto sulla disponibilità idrica: un mix, secondo l’esperto, pericolosissimo per la salute renale. “Ricordiamo, inoltre – ha aggiunto il nefrologo – che la disidratazione espone il soggetto a una frequenza maggiore di calcolosi renale: le urine diventano più concentrate, quindi precipitano i sali e questo può essere una motivazione per la quale il rene viene danneggiato”.
 
I TUMORI CORRELATI AL PAPILLOMA VIRUS COLPISCONO ANCHE I GIOVANI MASCHI
Il commento del presidente nazionale della SIO&ChCf Giovanni Danesi


Ogni anno si diagnosticano in Italia circa 13.000 nuovi casi di tumori maligni del distretto testa-collo; la maggior parte di essi è rappresentata dai carcinomi squamosi e si osserva nella popolazione maschile (7.300 casi). Il 75% di queste neoplasie sono causate da fumo ed alcool. L’effetto dei due fattori è sinergico: il rischio di sviluppare il tumore si moltiplica e risulta superiore di 80 volte per quel che concerne il carcinoma del cavo orale e di 12 volte per quello della laringe rispetto a chi non fuma e beve. La malattia è tre volte più frequente nel Nord Italia rispetto al Sud. Una percentuale minore ma sempre più rilevante dei carcinomi della testa e del collo, soprattutto dell’orofaringe (tonsille palatine e base lingua) è causata da un diverso fattore di rischio: l’Human Papilloma Virus (HPV), già noto come responsabile dei tumori della cervice uterina. L’incremento dei tumori orofaringei causati da HPV è un fenomeno globale.

“I tumori dell’area testa-collo, colpiscono gli uomini con una frequenza doppia rispetto alle donne. Nei paesi industrializzati la progressiva riduzione del consumo di sigarette ha avuto come conseguenza una riduzione di incidenza dei carcinomi squamosi della testa e del collo. Tale decremento, tuttavia, non si è verificato per i carcinomi squamosi dell’orofaringe HPV correlati, i quali al contrario hanno presentato un rapido incremento di incidenza nel corso degli ultimi decenni. Attualmente il 31 percento dei tumori orofaringei in Italia è causato dall’HPV e il paziente tipo affetto da questo tumore è un uomo giovane o di mezza età spesso non fumatore” spiega Giovanni Danesi, presidente della Società Italiana di Otorinolaringoiatria & Chirurgia Cervico Facciale (SIO&ChCf).

“La diagnosi precoce dei tumori orofaringei causati da HPV – sottolinea la SIO & ChCf – è particolarmente difficile perché non sono note lesioni cliniche pre-maligne e non può essere condotto un test analogo al Pap Test come per la diagnosi precoce del carcinoma della cervice uterina. Sia le manifestazioni che le conseguenze del trattamento chirurgico dei tumori dell’area testa-collo possono essere drammatiche, e sono in rapporto così come le possibilità di sopravvivenza con lo stadio al quale la malattia viene diagnosticata. Spesso purtroppo la diagnosi è tardiva perché, soprattutto nel caso dei tumori dell’orofaringe, le manifestazioni iniziali sono lievi e facilmente sottostimate: leggeri (ma persistenti) dolori alla bocca o alla gola; presenza di ferite simili ad afte che però non guariscono; gonfiore e difficoltà a muovere la lingua; denti che si mobilizzano senza una ragione evidente; tutti questi sintomi spesso vengono trascurati con il risultato di portare il paziente alla diagnosi in una fase già avanzata di malattia tumorale”.

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