Anno II – Numero 10 – Febbraio 2022  
Comitato scientifico editoriale: Vincenzo Mirone, Giuseppe Procopio, Corrado Franzese
Editore: Intermedia – Direttore Responsabile: Mauro Boldrini – intermedia@intermedianews.it

Benessere Urologico è una newsletter a cadenza mensile sui temi della salute urologica, maschile e femminile. Uno strumento utile per essere sempre informati sugli ultimi aggiornamenti, in ambito clinico e scientifico.

NEWS

COME DECIDERE IN UROLOGIA?
Prof. Pierfrancesco Bassi, Ordinario di Urologia, Università Cattolica del Sacro Cuore Policlinico Gemelli, Roma


Da alcuni anni la Clinica Urologica del Gemelli porta avanti un’iniziativa che ritengo interessante, intitolata “Decidere in urologia”. Si tratta di un corso, meglio di una sessione interattiva, in cui docenti di urologia e specialisti si confrontano sulla clinica. Il senso di questo evento è quello di richiamare l’attenzione, in particolare dei giovani, su alcuni elementi estremamente importanti, ovvero il ragionamento clinico e la metodologia clinica, sottolineando il fatto che non tutti i pazienti sono uguali e che quindi quelle informazioni che noi deduciamo dall’esperienza quotidiana delle linee guida, non sempre possono essere utilizzate quotidianamente. Ogni paziente è diverso dall’altro – altrimenti al posto del medico ci sarebbe un computer – ogni paziente ha delle caratteristiche particolari, aspetti urologici e soprattutto non urologici che ne determinano l’individualità. È chiaro quindi che l’urologo, come qualsiasi medico, nel momento in cui approccia il malato, lo deve vedere non come un organo, non come un apparato, ma come una persona che ha infinite altre problematiche. Questo vale particolarmente per l’Urologia, che si rivolge a pazienti mediamente anziani, spesso gravati da altre patologie. Al tempo stesso la storia urologica del paziente può essere così specifica che sfaccettature apparentemente di poco conto, sono rilevanti nell’ambito delle decisioni che lo specialista deve prendere. Questo corso sottolinea pertanto un aspetto estremamente importante della nostra pratica clinica: le linee guida, che vengono giustamente esaltate da tutte le società scientifiche, non devono impedire al medico di ragionare con precisione, personalizzando il trattamento che il paziente deve ricevere in funzione delle sue condizioni. Tale approccio appare ovvio, ma come spesso accade, sulla nostra pratica clinica grava talvolta la paura di andare oltre le linee-guida, nel momento in cui ci si confronta con quella che è la realtà specifica individuale. Allora il significato di “Decidere in urologia” è sostenere una sorta di rivolta culturale nei confronti della mera applicazione delle linee guida e di guardare al futuro. Ovvero alla medicina personalizzata. È importante che il medico continui a ragionare con la sua testa, aiutato e coadiuvato dalle linee guida, ma mai dimenticando che il centro della nostra attività quotidiana è il paziente. Non è lui che si adatta alla nostra terapia, ma noi che dobbiamo cercare, grazie alle conoscenze che abbiamo in campo medico, quelli che sono i migliori strumenti per giungere a diagnosi e tracciare una terapia. Questo di fatto è il senso della medicina personalizzata. Due parole che significano da una parte quel ragionamento che porta a un benessere culturale del medico – che non si sente quindi privato delle sue capacità decisionali e della sua individualità professionale – e dall’altra che si deve tener conto – come l’aspettativa del malato giustamente richiede – delle sue condizioni. L’obiettivo è disegnare, come in sartoria, un piano diagnostico e terapeutico esattamente su misura per lui.
 


PROSTATA E CIRCOLO ENTERO-URINARIO. UN FALSO MITO?
Dott.ssa Antonella Santonicola, Dirigente Medico UOC Gastroenterologia AOU San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona, Salerno 


Le infezioni delle vie urinarie sono tra le più comuni infezioni batteriche che affliggono la popolazione generale, interessando circa 150 milioni di persone ogni anno in tutto il mondo. È concetto diffuso che le alterazioni dell’alvo, sia in senso stiptico che in senso diarroico, possano aumentare il rischio di infezioni delle vie urinarie prostatiche, a causa del passaggio di batteri che dall’intestino possono migrare a livello dell’apparato urinario, il cosiddetto circolo entero-urinario. Dal punto di vista scientifico, il concetto di circolo entero-urinario è stato molto dibattuto, tanto da parlare di un falso mito per l’assenza nella letteratura scientifica di studi che dimostrino in maniera chiara questo tipo di associazione. Negli ultimi anni, tuttavia, si sta ponendo un’attenzione sempre maggiore al ruolo del microbiota intestinale, cioè dell’insieme di microrganismi presenti all’interno del nostro intestino. La ricerca si concentra sul loro potenziale ruolo nello sviluppo di una serie di patologie, tra cui quelle appunto di carattere urologico. In particolare, diversi studi hanno analizzato le alterazioni della composizione del microbiota intestinale, indicando come la prevalenza di alcuni ceppi batterici sia più elevata nei pazienti con infezioni delle vie urinarie, rispetto a soggetti che non hanno questo tipo di disturbi. Siamo lontani sicuramente dal dire che il trattamento della stipsi o della diarrea possano essere risolutivi nella gestione del paziente con infezioni delle vie urinarie, che sicuramente riconoscono una genesi complessa, in cui entrano in gioco molti fattori diversi tra di loro. Tuttavia ci auguriamo che in futuro queste nuove conoscenze possano aprire diverse opzioni terapeutiche, nuove opportunità per la gestione dei pazienti con tale tipologia di disturbo.

 


GLI HIGHLIGHTS DEL CONGRESSO UROP, SOCIETÀ ITALIANA UROLOGIA PRIVATA E PUBBLICA
Prof. Giuseppe Mario Ludovico, Direttore UOC Urologia Ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti e Direttore Dipartimento Chirurgico | Presidente UROP, Società Italiana Urologia Privata e Pubblica


Finalmente, dopo un anno di interruzione, abbiamo potuto condividere guardandoci negli occhi le nostre esperienze e discutere di temi chiave per l’Urologia nel corso del XV Congresso Nazionale UROP | Società Italiana Urologia Privata e Pubblica, tenutosi al Forum Monzani di Modena. Si è trattato sicuramente un momento di crescita culturale che nessun meeting online potrà mai eguagliare. Il congresso è stato imperniato su due assi chiave: tecnologia e umanizzazione delle cure. Perché la tecnologia? Sicuramente l’Urologia è una branca chirurgica che da sempre ha beneficiato dell’evoluzione tecnologica. Soprattutto negli ultimi tempi. Basti pensare alla chirurgia robotica, ai vari devices utilizzati per la chirurgia endoscopica, sia nella bassa che nell’alta via escretrice. Nel congresso si sono approfonditi un po’ tutti questi temi tecnologici, soprattutto facendo ricorso a numerose sessioni di chirurgia relive, cioè registrata in un momento precedente e presentata integralmente, senza montaggio. Questo format viene definito relive proprio perché tenta di eguagliare la chirurgia in diretta, evitando tutte quelle problematiche che con l’alternativa live sicuramente si pongono. Di notevole interesse è stata soprattutto, all’inizio del congresso, una sessione di chirurgia relive riguardante la robotica, con il robot “Da Vinci” protagonista. Sono stati presentati numerosi interventi di varia patologia, mediante l’utilizzo di questa metodica. Il secondo giorno ci sono state due interessantissime sessioni, sempre di chirurgia relive. Una ha riguardato la calcolosi urinaria, affrontata con diverse tecniche di accesso, vari utilizzi di devices e di fonti di energia. Il confronto ha riscosso un notevole interesse da parte dell’audience. L’altro tema centrale è stato l’ipertrofia prostatica benigna e le diverse tecniche chirurgiche con metodiche laser a varie lunghezze d’onda. Si è parlato soprattutto delle metodiche più recenti, che propongono l’ablazione del tessuto prostatico mediante getti d’acqua – il cosiddetto aquabeam – oppure l’iniezione di vapore acqueo all’interno del tessuto prostatico, in maniera tale che l’alta temperatura prodotta con la diffusione del vapore, induca la necrosi delle cellule prostatiche e abbia quindi un effetto disostruttivo sul paziente. Come accennato, non è stato tralasciato l’aspetto di umanizzazione delle cure che ha trovato un proprio spazio già nel corso dell’inaugurazione del congresso, con delle relazioni molto interessanti, riguardanti le applicazioni dell’intelligenza artificiale in medicina, gli aspetti di bioetica che non bisogna mai tralasciare nella nostra attività e soprattutto gli aspetti psicologici del processo decisionale in ambito sanitario. Di notevole interesse la sessione sui nuovi modelli di sanità. Centrale in tal senso è stata la relazione del mio omologo, il Presidente della società privata di urologia USA, Prof. Greg Shaw, che ci ha parlato in diretta dei modelli di sanità americani. A questo sono seguite delle relazioni sui nuovi aspetti di sanità privata che si stanno creando in Italia. In particolare è stato molto apprezzato un intervento sull’integrazione tra sanità pubblica e privata che, nell’epidemia da Covid-19, ha trovato la sua massima espressione. Un modello decisionale più snello, che ha permesso di anticipare la messa in campo di misure opportune e percorsi adeguati, è stato ed è il fiore all’occhiello delle strutture sanitarie private, in prima per la sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale.

 


TELEMEDICINA E FAKE NEWS
Dott. Marco Capece, Scuola di specializzazione Urologia, Università Federico II, Napoli


Oggi è molto complesso dare un senso ai contenuti, che siano in formato digitale o cartaceo. La valutazione diventa al giorno d’oggi molto complessa e le piattaforme online non hanno sicuramente aiutato in tal senso. Il processo di valutazione di un contenuto e delle sue fonti è infatti sottoposto a una tale, costante, deregulation che allo stato attuale ne è compromessa gravemente l’attendibilità. Segnaliamo questo dato, assai allarmante: una notizia falsa, oggi, ha una potenza mediatica del 20% maggiore, rispetto a una notizia vera. Chiaramente in una società nella quale la pubblicità è diventata così importante, poter avere una potenza mediatica nettamente superiore, anche a scapito della veridicità del contenuto, è un forte motivo di pressione e di riscontro economico dei professionisti del web. Allo stato attuale, anche per avere risposte su un semplice raffreddore, in Italia 15 milioni di Italiani si rivolgono a dottor Google. Di questi, quasi 9 milioni incontrano delle fake news. Il punto è che a oggi riconoscere quelle fake news non è così semplice. Per fortuna c’è ancora un 50% di soggetti che si rivolge al Medico di famiglia e 20% che si rivolge al farmacista. Il 30% degli italiani cerca però risposte sul web. Di questo terzo, il 17% si affida a siti che si occupano di salute. La maggioranza di tale cluster ha la percezione della potenziale non veridicità di ciò che legge e c’è una forte richiesta di avere a disposizione delle notizie certificate. In termini di disponibilità delle informazioni, di quantità e non di qualità, va considerato che la comunicazione è sicuramente molto cambiata: fino a 50 anni fa, notizie anche di carattere medico erano accessibili a pochi, mentre in questo tempo globalizzato tutto è alla portata di tutti. Questa divulgazione di massa che porta alla distorsione del sapere e dei suoi percorsi, è stata probabilmente il problema. Al netto della competenza, leggere una notizia sullo smartphone, mentre si è in coda al supermercato, non attiva attenzione e cura alla lettura e impedisce l’esercizio critico necessario. Per concludere, il dottor Google ad oggi è un nostro grande nemico. Le notizie che ci offre non sono certificate, non hanno niente alle spalle che dimostri la loro veridicità. E sono davvero molto difficili da eradicare nel corso di un consulto medico.

 


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