Ipertrofia prostatica benigna: cresce del 2-3% l’anno dai 45-50 anni di età

24, gennaio 2024 – L’ipertrofia prostatica benigna è una condizione caratterizzata dall’ingrossamento della ghiandola prostatica. Di solito in un giovane adulto la prostata ha un volume all’incirca di 30 millilitri, e c’è un ritmo di crescita di circa il 2-3% l’anno a partire dai 45-50 anni di età. Questa crescita benigna della prostata può andare a determinare dei disturbi delle basse vie urinarie e una ostruzione del passaggio delle urine“. E’ quanto afferma il professor Fabrizio Presicce, dirigente medico della Asl Roma 1, ospedale San Filippo Neri, commentando la patologia di cui soffre re Carlo d’Inghilterra. Il sovrano sarà sottoposto a intervento questa settimana. “L’incidenza dei disturbi delle basse vie urinarie – prosegue l’urologo – è intorno all’8-10% alla terza decade e sale in maniera esponenziale fino addirittura al 90% nei pazienti tra gli 80 e i 90 anni. È dunque una condizione estremamente diffusa che intorno alla quarta, quinta decade si inizia a sviluppare in molti uomini: tra i 40 e i 50 anni un uomo su tre ha disturbi delle basse vie urinarie e il dato aumenta del 10% di decade in decade. A 50 anni, dunque, ne soffre il 50%, a 60 il 60% e così via”. Una patologia che può essere parzialmente prevenuta. “I fattori di rischio legati all’ipertrofia prostatica benigna più noti- informa- sono l’invecchiamento e una predisposizione genetica familiare, fattori, purtroppo, non modificabili. Sembrerebbe esserci anche una certa associazione con la sindrome metabolica, una ridotta attività fisica e una dieta ricca di grassi saturi e proteine animali. In questo caso si tratta invece di fattori modificabili che potrebbero aiutare a ridurre il rischio di insorgenza di questa fastidiosa condizione”. “I sintomi principali – continua l’esperto – sono quelli dell’ostruzione meccanica, legati proprio all’ingrossamento diretto della prostata, con un getto urinario debole, la sensazione di non svuotare bene la vescica e il dover urinare in più tempi. Ci sono poi effetti indiretti legati al fatto che, se la prostata determina una ostruzione, la vescica deve cercare di compensare questo aumento delle pressioni a valle, determinando un ispessimento delle sue pareti. Un fatto che determina una riduzione della capacità della vescica di contenere le urine: in questo caso si parla di disturbi della fase di riempimento, in cui il paziente accusa urgenza, ovvero la voglia di eseguire una minzione imperiosa e non differibile, che a volte si può tradurre in incontinenza urinaria“.
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